Sovranità, libertà, piena
occupazione. |
|
HOME ARTICOLI DIDATTICI ARCHIVIO ARTICOLI MATERIALE DIVULGATIVO CALENDARIO EVENTI
VIDEO |
ELEZIONI POLITICHE
DEL 4 MARZO 2018. UNA PANORAMICA SULLE POSIZIONI DEI VARI PARTITI. (di Marco Cavedon,
postato il 19/02/2018). A meno di due settimane dalle prossime
elezioni politiche, forniamo un’analisi delle posizioni dei vari partiti
in materia economica alla luce del pensiero dell’MMT. Guardando ai programmi dei maggiori
partiti politici che con ogni probabilità si contenderanno la maggioranza
dei seggi in Parlamento ne emerge un quadro alquanto sconfortante.
Partiamo dai tre favoriti dai sondaggi come intenzioni di voto, ossia,
Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Forza Italia, Lega e
Fratelli d’Italia. Partito Democratico. Un programma
con posizioni assolutamente contrarie ad una vera politica per la
piena occupazione e il benessere sociale della popolazione
italiana, se non addirittura eversive. Come un po’ in tutti i programmi,
un sacco di buone intenzioni sulla carta (sostengo alle famiglie, ai redditi,
alle pensioni, alla scuola), ma del tutto vanificate dal pieno rispetto delle
regole dell’eurozona e dell’Unione Europea, che pongono la competitività di
matrice neoliberista al di sopra di ogni possibilità di realizzare una vera
politica a tutela del sociale. Esaminiamo alcuni passi del programma: -
“La nostra Europa è quella di
Ventotene, dove il sogno
europeista venne rilanciato nel momento più buio della nostra storia. È
l’Europa di Maastricht e degli sforzi fatti per arrivare alla moneta unica.
Ed è l’Europa di Lisbona, una forza che prova a farsi Unione politica e
dell’innovazione”. Al
di là dell’ignoranza sul reale messaggio del Manifesto di Ventotene,
assolutamente eversivo per quanto riguarda il rispetto del diritto dei popoli
all’autodeterminazione e della stessa democrazia (vedere a tal proposito queste
ottime considerazioni da parte dell’avvocato Marco Mori), c’è la piena
conferma del sostengo all’Europa derivante dal Trattato di Maastricht e di
Lisbona, quindi all’Europa che nasce dalle logiche neoliberiste e antisociali
che trovano consolidamento nel funzionamento dell’euro, una moneta
straniera per tutti gli stati che la utilizzano e per le stesse
istituzioni europee, che favorisce solo il guadagno dei mercati dei capitali
e sottrae le risorse all’economia reale (vedi qui). -
“l’attuale
proposta di direttiva che punta a sostituire il Fiscal Compact, e che
introduce al posto dell’obbligo di pareggio strutturale di bilancio un meccanismo
pluriennale di definizione e attuazione di un percorso di riduzione del
debito, ancorato ai parametri di Maastricht e all’evoluzione della spesa
pubblica, potrà essere discussa solo nel quadro di una parallela riforma del
Patto di stabilita e crescita”. Si contrasta il Fiscal
Compact ma non al fine di applicare politiche espansive di spesa in deficit, bensì per introdurre “un meccanismo pluriennale
di definizione e attuazione di un percorso di riduzione del debito, ancorato
ai parametri di Maastricht”. Un’ulteriore difesa quindi del trattato fondante
di questa Unione Europea e delle politiche macroeconomiche che impongono la
distruzione dell’attivo del settore privato, con la riduzione costante di deficit e debito pubblico in maniera
meno spinta di quella imposta dal Fiscal Compact, ma pur sempre applicata.
Della serie, facciamo morire il malato non con l’eutanasia ma con una lenta
agonia. Per capire cos’è in realtà un deficit o un debito pubblico, vedi qui. -
“L’obiettivo
del Partito Democratico è ridurre gradualmente ma stabilmente il rapporto tra
debito pubblico e Pil al valore del 100% entro i
prossimi 10 anni. Quello che serve per rassicurare i mercati, che ci
prestano ogni anno mediamente 400 miliardi per rifinanziarci, non è tanto il
livello del debito, né sicuramente annunci roboanti e poco credibili, che
anzi hanno l’effetto opposto. La cosa veramente importante è realizzare una
riduzione graduale ma costante.” Viene
confermato anche in questo caso come i proclami da parte degli esponenti del
PD per quanto riguarda la cosiddetta “riforma dell’Europa” (ipotesi
alla quale comunque siamo contrari, vedi qui) siano
solo fumo sugli occhi. Non serve parlare infatti di potenziamento del
bilancio comunitario o di eurobond quando
l’intenzione è quella di delegare potere ad una sovrastruttura, per
permetterle in modo ancora più agevole di attuare tutte quelle politiche
macroeconomiche che sono la prima causa della crisi e della stagnazione
economica in cui ci troviamo. Vige infatti il concetto sbagliatissimo
dello “stato buon padre di famiglia”, che deve levare al settore privato
con la tassazione più risorse di quelle che conferisce con la spesa pubblica. Così
come il sostegno del welfare descritto in altri punti (pur tuttavia sempre
ribadendo la difesa della “sostenibilità finanziaria”) è del tutto inutile,
con uno stato che non fa altro che spostare soldi di tasca in tasca ma non
spende a deficit per aumentare l’attivo al netto e quindi la capacità di
spesa del settore non governativo di famiglie ed aziende. Movimento 5 Stelle. Molte idee ma anche molta
confusione e poca coerenza.
A nemmeno un mese dalle elezioni politiche, questo partito si presenta con un
programma non definitivo (vedi qui)
basato sulla partecipazione diretta dei cittadini che, tramite il sistema
on-line Rousseau, hanno la possibilità di proporre e votare le varie
tematiche. Tra l’altro i punti del programma sono in costante aggiornamento,
per cui non è nemmeno detto che nel momento in cui leggerete il presente
articolo quanto sotto riportato sia ancora attuale (e il tutto con le
elezioni alla porta). Alla
voce “sviluppo economico” e “vincoli europei” evidenziamo i seguenti punti: -
“Costruire
innanzitutto gruppi di pari, cioè stati omogenei, e a quel punto stabilire
non solo la velocità a cui andare verso le mete dei parametri di equilibrio
internazionali, europei, ma quali sono le mete da raggiungere, che non
possono necessariamente essere il 3% di rapporto deficit/Pil
e il 60% del rapporto debito/Pil, perché ogni stato
ha caratteristiche, come le imprese, diverse”. -
“Che
significa fondamentalmente fare in modo che, ad esempio, i tassi di
interesse sui loro debiti non producano spread eccessivi e percezioni di
rischio squilibrate tra un paese e l’altro”. -
“Quindi per
arrivare ad una reale situazione di condivisione e anche di armonia nella
definizione dei sacrifici, ma soprattutto delle strategie di crescita di
ogni paese, è necessario, userei questo termine per capirci meglio,
personalizzare i parametri di riferimento, come si fa in economia”. Si sottolinea pertanto la
volontà di creare un’Europa a più velocità, in cui “gruppi di stati omogenei” procedano verso un percorso di
risanamento dei conti pubblici ma a velocità e in modi diversi. Manca in
questi ragionamenti alquanto astratti e confusi la concezione di cosa sia
veramente un debito pubblico con sovranità monetaria (e cioè l’attivo e
non il passivo del settore privato di cittadini ed aziende) ed in più si
continuano ad alimentare paure infondate su problemi creati artificiosamente
dal sistema euro, quali appunto lo spread e la necessità di procedere comunque
verso un percorso di “equilibrio” dei conti pubblici. D’altronde,
le recenti dichiarazioni di Luigi di Maio (attuale candidato premier
del Movimento 5 Stelle) circa la piena adesione all’euro e all’Unione Europea
non fanno certo ben sperare circa la reale volontà di opporsi a questo
sistema e tutelare l’interesse della nazione Italia (vedi qui
e qui).
Addirittura di Maio auspica che la Commissione Europea abbia il potere
dell’iniziativa legislativa, cosa che in verità esiste già, mentre nutre
profonda fiducia in maggiori poteri concessi al Parlamento Europeo, non
rendendosi conto di come questo di fatto non abbia mai contrastato le
politiche neoliberiste di austerity (vedi qui). Alleanza di centro-destra. L’Alleanza
Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia ha stilato un programma condiviso
(vedi qui),
che tuttavia su molti punti è alquanto generico ed in più vari sono i
diversi punti di vista tra i tre candidati leader di questi partiti
(rispettivamente Matteo Salvini, Giorgia Meloni e
Silvio Berlusconi). Innanzitutto
nella prima e l’ultima pagina di questo programma compare il solo logo di
Forza Italia con la scritta “Berlusconi Presidente” e questo non fa affatto
ben sperare circa il peso che in questa coalizione avranno i candidati
premier maggiormente critici nei confronti dell’Unione Europea. Riportiamo
alcuni passi commentandoli: -
“Riforma
del sistema tributario con l’introduzione di un’unica aliquota fiscale (Flat tax) per famiglie e
imprese con previsione di no tax area e deduzioni a
esenzione totale dei redditi bassi e a garanzia della progressività
dell’imposta con piena copertura da realizzarsi attraverso il taglio degli
sconti fiscali”. Ne
abbiamo già parlato qui.
Al di là del fatto che non c’è condivisione circa il livello che questa “flat tax” dovrà raggiungere (Berlusconi
dice il 23%, Salvini il 15%), si tratta di
una misura che in assenza di sovranità monetaria sarebbe del tutto inutile,
dal momento in cui non potendo emettere denaro necessariamente un taglio
delle tasse dovrà essere recuperato da maggiori entrate o da un maggiore
indebitamento, che all’interno della cornice dell’eurozona rappresenta un
reale problema. E infatti al presente punto si recita “con piena copertura da
realizzarsi attraverso il taglio degli sconti fiscali”, quindi si permane nel
paradosso macroeconomico del dare più soldi con una mano e levarli con
l’altra. -
“No alle
politiche di austerità, No alle regolamentazioni eccessive che ostacolano
lo sviluppo, Revisione dei trattati europei, Più politica, meno burocrazia in
Europa, Riduzione del surplus dei versamenti annuali italiani al bilancio UE,
Prevalenza della nostra Costituzione sul diritto comunitario, sul modello
tedesco (recupero di sovranità), Tutela in ogni sede degli interessi italiani
a partire dalla sicurezza del risparmio e della tutela del Made in Italy, con particolare riguardo alle tipicità delle
produzioni agricole e dell’agroalimentare”. Anche
qui si permane piuttosto sul vago da una parte, mentre dall’altra non si
ha il coraggio di opporsi pienamente ad un sistema criminale (quello europeo
ed in particolare dell’eurozona) che sta uccidendo la nostra economia e
il nostro benessere sociale, parlando genericamente di “riformare i trattati”
e non di stracciarli, come appunto si dovrebbe fare considerando la realtà
politica di questa Europa (vedi anche qui e qui). Non
si parla ad esempio in modo esplicito di ritorno alla sovranità
monetaria, che rappresenta de facto l’unica soluzione concreta per
poter difendere in primis l’interesse del nostro paese, spendendo a deficit
nell’economia reale per tutelare la domanda, gli investimenti, l’occupazione
e il benessere della nostra popolazione. -
“Azzeramento della legge Fornero e
nuova riforma previdenziale economicamente e socialmente sostenibile”. Unico
punto sul quale probabilmente Matteo Salvini è
riuscito a strappare una concessione da Berlusconi, nonostante le idee dei
due permangano alquanto diverse, su questo come su altri temi (vedi qui
e qui). Da
sottolineare tuttavia quell’”economicamente sostenibile”, che denota
l’incomprensione di fondo che esiste anche nel centro-destra circa la reale
funzione di spesa a deficit di uno stato sovrano della sua moneta, che mai
deve pensare a “far cassa”, ma soltanto alle reali necessità della sua
popolazione (sul tema pensioni vedi anche qui). Destra, Sinistra, Altri. Tra
gli altri partiti minori candidati alle elezioni ricordiamo quello di Emma
Bonino che si presenterà con simbolo “Più Europa” e che rappresenta
senz’altro la scelta peggiore per chi è interessato a concetti
fondamentali in democrazia quali la difesa dell’autodeterminazione dei popoli
e il contrasto alle politiche neoliberiste che vogliono ridurre al minimo il
ruolo dello stato, eliminando ad esempio la sua capacità di intervenire
nell’economia con la spesa a deficit. Nel
programma (vedi qui) si
parla infatti di procedere verso un’unica nazione federale europea (che
la loro propaganda definisce in forma “leggera”) dotata di un suo esercito
più potente degli eserciti nazionali (cioè la distruzione totale delle
attuali nazioni con annessa l’autodeterminazione dei loro popoli), di un bilancio
europeo miserrimo (4-5% del PIL) e si definisce addirittura
stucchevole la polemica anti-austerità affermando che l’economia europea
e italiana vada bene (vedi qui).
D’altronde per rendersi ben conto dell’ignoranza (o più facilmente della
malafede, date le sue affiliazioni)
del leader Emma Bonino, basta leggere questo
articolo. Citiamo la seguente frase: “La prima cosa che fa una famiglia
responsabile che si è troppo indebitata è, se non ridurre le proprie spese,
perlomeno evitare di aumentarle ancora. E questo deve fare la famiglia
Italia. La legge Fornero va lasciata così”. Per capire invece
l’importanza fondamentale della spesa pubblica, rimandiamo a questo nostro articolo.
Veniamo
ora alle posizioni di Liberi
e Uguali, il partito nato dalla scissione dei cosiddetti dissidenti
interni del Partito Democratico. “La
nostra è una scelta chiaramente europeista ma vogliamo combattere la
deriva tecnocratica che ha preso l’Europa restituendo respiro alla visione di
un solo popolo europeo. Vogliamo un’Europa più giusta, più democratica e
solidale. Occorre superare la dimensione intergovernativa che detta i doveri
e non garantisce i diritti con politiche di dura austerità. Vogliamo dare
maggiore ruolo al Parlamento europeo che elegga un vero governo delle cittadine
e dei cittadini europei affinché possano tornare ad abitare la loro casa.” Anche
in questo caso, come già visto nel programma del PD, si confermano quindi le
tendenze eversive volte a promuovere la costituzione di fatto di un’unica
nazione europea e addirittura di un solo popolo, in barba ai principi
della Costituzione Italiana che parlano di limitazioni e non di cessioni
di sovranità e per il solo fine di garantire la pace e la giustizia tra le
nazioni, non di distruggere le stesse. Scorrettissima anche l’affermazione
secondo la quale la “deriva tecnocratica” dell’Europa sarebbe una cosa
recente, quando invece è sempre stato il metodo di governo insito fin dalle
origini. Basti pensare che la CECA (la Comunità Europea del Carbone e
dell’Acciaio, da cui ebbe poi origine la Comunità Europea), già includeva in
sé l’assetto istituzionali attuale, con un’Alta Autorità alla quale
spettavano i poteri deliberativi e i cui membri non erano eletti direttamente
dai cittadini (l’embrione da cui trae origine l’attuale Commissione Europea,
vedi qui). Comunque
anche in questo caso nessun richiamo esplicito alla spesa a deficit per
attuare manovre anticicliche, mentre anche nel capitolo sociale troviamo
vari buoni (ma non coraggiosi) propositi generici e comunque impossibili da
attuare all’interno della cornice dell’UE e dell’Eurozona. Riportiamo
ad esempio questo passo, nel quale si testimonia la non volontà di
annullare le forme di lavoro precarie: “La
nostra proposta è tornare a considerare il contratto a tempo indeterminato a
piene tutele, con il ripristino dell’art.18 (che oggi continua a valere solo
per gli assunti prima del Jobs Act e
per i dipendenti pubblici), come la forma prevalente di assunzione. Ad
esso possono affiancarsi il contratto a tempo determinato e il lavoro in
somministrazione, esclusivamente con il ripristino della causale, che
giustifichi la necessità di un’assunzione a scadenza.” Da
sottolineare infine la presenza dentro questo partito di quelli che sono tra
i maggiori artefici e sostenitori del sistema eurozona e delle politiche
neoliberiste promosse dall’UE, tra i quali sono degni di menzione Massimo D’Alema e Pier
Luigi Bersani. E alla fine, due sorprese. Nel
programma del Partito
Comunista di Marco Rizzo si legge quanto segue: “uscita
dell’Italia dall’Unione Europea e dalla Unione Monetaria Europea (sistema
dell’euro), ripristino della sovranità politica e economica (commerciale e
monetaria) al fine di sviluppare tutte le potenzialità di sviluppo del nostro
paese, per non sprofondare ulteriormente nell’indebitamento e nella
recessione”. Una
posizione quindi molto coraggiosa ed interessante per quanto riguarda
l’ambito in cui si muove la nostra Associazione, anche se va sottolineata
l’incomprensione di ciò che rappresenta in verità il debito pubblico,
cosa che con sovranità monetaria non è mai un problema. Per
renderci conto di ciò, riportiamo i seguenti passi: “L’indebitamento
pubblico è stato uno degli strumenti principali con cui, nelle fasi di
ripresa, il capitale ha sostenuto il tasso di profitto, attraverso politiche
di sgravi fiscali e contributivi alle imprese, di agevolazioni creditizie, di
finanziamenti di questo o quel settore industriale. I costi di questo
“assistenzialismo” alla rovescia vengono oggi scaricati sulla classe operaia
e sui lavoratori, che dovrebbero pagare il conto dell’arricchimento della
borghesia. La crisi attuale non è quindi dovuta all’indebitamento
pubblico, il quale è conseguenza dell’incapacità del capitale a riavviare il
ciclo di riproduzione-accumulazione.” Nel
passo “dove prendere le risorse” si parla di nazionalizzazioni estese, di
lotta all’evasione fiscale e alla corruzione e di abolizione di privilegi
fiscali. Manca pertanto anche in questo caso la comprensione di cosa sia una
moneta sovrana e del reale ruolo della tassazione (vedi qui). Dedichiamoci
infine al programma
di Casa Pound, un partito nettamente di
destra che ha messo in chiaro vari punti molto importanti quali l’uscita
dall’euro, dall’Unione Europea, separazione tra banche commerciali e di
investimento finanziario, cancellare il Pareggio di Bilancio dalla
Costituzione per operare spese in deficit e pianificare crescita,
sviluppo e ricchezza, abolizione del precariato, ricostituzione delle aziende
di stato nei settori strategici e per la fornitura dei beni essenziali,
sanità gratuita, aumento delle pensioni minime, sostegno alla scuola
pubblica, difesa della Costituzione Italiana del 1948, con particolare
riferimento all’articolo 46 (partecipazione dei lavoratori alla gestione
delle aziende), articoli 1, 4 e 35 (tutela del lavoro), articolo 36
(retribuzioni dignitose) e articolo 37 (parità di diritti e retribuzioni tra
uomo e donna). Significativi
anche i richiami agli articoli 41, 42 e 43 “in cui si stabilisce che
l’impresa economica privata e la proprietà privata devono avere un indirizzo
di utilità sociale e in cui si prefigura la possibilità da parte dello Stato
di espropriare imprese e monopoli che coincidono con un interesse pubblico
generale”. La
domanda che a questo punto sorge legittima è: “quali tra le diverse opzioni
in campo scegliere” ? Il nostro obiettivo è
quello di fornire al lettore le informazioni necessarie per poter scegliere
in totale autonomia qual è la
prospettiva migliore, tenendo conto che la scelta non si potrà basare solo su
considerazioni di politica economica, perché ci sono altri temi molto
importanti per il nostro vivere quotidiano e degni di dibattito, che tuttavia
travalicano i limiti della nostra discussione. A voi la scelta ! |
SITO UFFICIALE MMT ITALIA BLOG WARREN MOSLER BLOG MIKE NORMAN DONAZIONI E
CONTRIBUTI |
(si consiglia di utilizzare il browser
"Google Chrome" per una visualizzazione
ottimale del sito) Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene
aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della
legge n° 62 del 7.03.2001. Gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei
commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o
lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o
che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla
Privacy. Alcuni testi o immagini inserite in questo sito sono tratte da
internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro
pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via
email. Saranno immediatamente rimossi. Gli autori non sono responsabili dei
siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a
variazioni nel tempo. |